Energy audit, Italia modello in Europa

Italia per una volta presa a modello per la promozione dell’efficienza energetica nelle imprese. Fa piacere di quando in quando leggere come il nostro Paese rappresenti una best practice da prendere ad esempio a livello europeo. In questo interessante articolo si parla di Audit energetico, e dell’enorme potenziale in termini di efficienza nei consumi delle pmi  che tramite questo strumento si potrebbe ottenere in Europa, dove il 99% del tessuto manifatturiero è proprio costituito da piccole e medie realtà.

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In Italia l’articolo 8 della Direttiva 2012/27/EU, conosciuto anche come Energy Efficiency Directive (EED) è stato recepito con il Decreto legislativo n. 102 del 04/07/2014. La direttiva europea EED definisce Energy Audit come una procedura sistematica mirata a ottenere un adeguato profilo dei consumi energetici di un’impresa, al fine di identificare e quantificare reali opportunità di risparmio energetico.

Mentre l’EED prevede l’obbligo dell’Energy Audit solo per le grandi imprese, limitandosi a raccomandare ai Paesi Membri di sviluppare campagne di sensibilizzazione per le pmi, il Dl 102/2014 italiano introduce l’obbligo per le grandi imprese e per le imprese altamente energivore (consumi oltre 2,4 GWh), a prescindere dalla dimensione, includendo quindi molte pmi. Definisce quindi anche l’obbligo per l’adozione delle misure di efficientamento identificate caso per caso. Inoltre, il decreto del 12 maggio 2015 alloca 15 milioni di euro l’anno, fino al 2020, per co-finanziare programmi regionali volti a effettuare l’audit energetico presso le pmi, o per l’adozione da parte di queste di sistemi di gestione energetica conformi ISO 50001.
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Il decreto ha fissato la prima scadenza per l’obbligo di Audit energetico allo scorso 5 dicembre 2015, da ripetersi quindi almeno ogni 4 anni, con esenzione alle compagnie certificate ISO 50001, EN ISO 14001 ed EMAS. Nel quadro italiano, l’ENEA ha quindi il compito di gestire il database delle imprese tenute all’obbligo di Audit energetico, oltre a effettuare controlli random annuali per verificare la conformità con quanto imposto dall’audit. Secondo il report ENEA annuale, sono stati 14.342 gli audit inviati a dicembre 2015 da 7.516 imprese, salite a 8.461 con 15.685 audit a giugno 2016. Il 63% degli energy audit del 2015 proveniva da grandi aziende, il 37% da aziende altamente energivore. Il 47% delle aziende sottoposte a obbligo di audit energetico appartiene al settore manifatturiero.

Con riferimento alle attività di Tempco, il manifatturiero ha infatti enormi opportunità per implementare iniziative di risparmio energetico, in tutti i settori, sfruttando recupero di calore ma anche il controllo delle temperature di processo con impianti di termoregolazione, in settori quali farmaceutico, chimico, alimentare, metallurgico, automotive ed energia.

Tornando al modello italiano di energy audit, a garanzia della qualità del sistema, infine, a partire dal 20 luglio 2016 gli audit energetici in Italia possono essere condotti esclusivamente da enti o professionisti certificati, ESCO secondo UNI CEI 11352, EGE secondo UNI CEI 11339 e Energy auditor secondo UNI 16247 – 5.

 

 

Pubblicato in recupero energetico, Risparmio energetico, Termoregolazione

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